Pergole bioclimatiche: normativa e distanza dai confini

Pergole bioclimatiche: normativa e distanza dai confini

Per definizione le pergole bioclimatiche rientrano tra le strutture leggere costituite da montanti che sostengono elementi orizzontali, per cui dovrebbero essere considerate a tutti gli effetti parte dell’edilizia libera.

In alcuni casi e in diversi Comuni italiani, però, non è esattamente così per cui può essere necessario ottenere ed esibire il Permesso di Costruire. Vediamo nel dettaglio quali sono queste circostanze particolari e quali distanze minime dai confini bisogna rispettare.

pergola bioclimatica

Le pergole bioclimatiche sono manufatti realizzati prevalentemente in alluminio provvisti di alette orientabili, in grado di filtrare il passaggio dell’aria, schermare la luce e la calura estiva.

Cosa sono le pergole bioclimatiche?

Le pergole bioclimatiche, o altrimenti note come biopergole, sono delle strutture di design, un’evoluzione tecnologica e moderna delle tradizionali coperture da esterno. Confortevoli ed eleganti, possono essere installate in giardino o in terrazzo per creare delle “isole” adibite a zona relax e d’ombra oppure per ampliare l’area abitabile della casa in maniera del tutto naturale.

Il mercato offre infinite soluzioni di pergole bioclimatiche, disponibili sia nella versione quadrata, rettangolare che su misura. Altamente personalizzabili, possono essere provviste di protezioni laterali come tende e vetri scorrevoli o a libro. È possibile motorizzare il sistema di orientamento delle alette, controllandone l’apertura o la chiusura in base alle condizioni climatiche mediante un pratico telecomando. Inoltre, per poter sfruttare la struttura anche nelle ore notturne, è possibile dotarla di luci a LED integrate.

Le pergole bioclimatiche sono realizzate in genere in alluminio inossidabile perché è resistente agli agenti atmosferici e richiede una minima manutenzione. Legno e PVC sono molto coreografici, facilmente adattabili all’ambiente circostante ma sono poco durevoli e richiedono diversi interventi per mantenere la struttura integra nel tempo.

In caso di pioggia o vento, le alette possono essere chiuse completamente in modo da trasformare il tetto in una copertura eccellente. L’acqua viene fatta defluire attraverso un sistema integrato, in modo che da non stagnare sulla superficie e non danneggiare la struttura.

Per le sue caratteristiche, la biopergola è la soluzione più elegante ed efficace alle tradizionali tettorie o gazebo. Pur appartenendo per definizione alla stessa categoria e quindi all’edilizia libera, in alcuni casi il Comune di appartenenza può richiedere delle documentazioni specifiche e addirittura il Permesso di Costruire.

Quale normativa regola l’installazione di una pergola bioclimatica?

Rientrando nella categoria dei gazebo e delle tettoie, la pergola bioclimatica dovrebbe poter essere installata senza alcuna autorizzazione particolare, così come stabilisce il D.P.R. n. 31 del 2017, allegato A, che individua la struttura come un’opera di edilizia libera.

Tuttavia, non poche amministrazioni comunali di tutta Italia interpretano la normativa a proprio piacimento, richiedendo la SCIA, rispettivamente la Segnalazione Certificata di Inizio Attività.

La giurisprudenza, in merito all’argomento, si è pronunciata in qualche modo a favore delle amministrazioni comunali nel DPR n. 31 del 2017 (Autorizzazione paesaggistica), stabilendo che le pergole bioclimatiche possono essere installate senza alcun permesso particolare nel caso in cui vengano rimosse entro 90 giorni e non siano ancorate saldamente né al terreno e né ad una singola parete dell’edificio.

La medesima legge stabilisce inoltre l’obbligo di permesso per strutture ancorate superiori ai 30 mq e con volume emergente fuori dal suolo non superiore a 30 mc. Per manufatti di dimensioni più grandi, è addirittura necessario richiedere un nulla osta per la tutela.

Ne consegue che il rischio di abuso edilizio è davvero molto alto. Per cui prima di decidere di installare una pergola bioclimatica ed acquistarla è opportuno consultare un professionista e richiedere maggiori informazioni presso l’Ufficio tecnico del proprio Comune di residenza, in modo da non avere problemi con la giustizia in futuro.

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Pergole bioclimatiche in condominio: quali sono le distanze dai confini da rispettare?

Il condominio è regolamentato da alcune disposizioni utili per il quieto vivere. Pertanto, prima di installare una pergola bioclimatica (lo stesso vale anche per una tettoia oppure un gazebo) è necessario ottenere l’autorizzazione dell’assemblea.

Tali strutture possono essere installate solo nei casi in cui non arrechino disturbo agli altri condomini e non impediscano il diritto di godimento del bene comune (compreso il diritto di veduta). Inoltre, devono arricchire di design lo stabile aumentandone il valore e non deturpandone il decoro architettonico.

In alcuni casi, l’assemblea condominiale può anche avere voce in capitolo sul colore di eventuali tendaggi o della struttura portante.

pergola bioclimatica confini

Per quanto riguarda invece i vincoli relativi ai confini, le pergole bioclimatiche non sono soggette ad un regolamento comunale inerente alle distanze minime da un altro edificio o da un lotto. Per cui, bisogna tener conto delle normative del Codice Civile.

L’articolo 873 stabilisce che la distanza minima dal confine deve essere di almeno tre metri e mai inferiore in quanto sia il fissaggio al suolo (necessario per aumentare la stabilità in caso di vento forte o di altra calamità naturale) che la struttura e la sporgenza del terreno, possono dare origine ad intercapedini dannosi a cose e a persone.

Solo nel caso in cui la pergola bioclimatica dovesse essere aperta da tutti i lati, compreso il tetto, allora è possibile installarla ad una distanza minima dal confine anche inferiore rispetto ai tre metri previsti dal Codice Civile.

Secondo la Corte, una struttura non provvista di un collegamento stabile al suolo non può essere considerata una costruzione, in quanto autoportante e amovibile. Inoltre, le aperture consentono il libero passaggio della luce e dell’aria senza creare alcun intercapedine tra le proprietà.

Ai fini della disciplina delle distanze legali, è sempre opportuno rivolgersi ad un professionista (geometra, ingegnere o architetto) e consultare preventivamente l’Ufficio tecnico per informazioni più dettagliate sulle regolamentazioni previste dal Comune di appartenenza.

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Luca Mascarello

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